Psicologia sociale: da Mead a Lewin e Asch, da Moscovici a Tajfel

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Il padre fondatore della Psicologia sociale è George Herbert Mead il quale afferma che è impossibile separare nettamente il sociale dallo psicologico cosicchè l’oggetto di studio della psicologia sociale è il comportamento individuale in quanto collocato nel processo sociale. Il processo d’interazione sociale è caratterizzato da continui scambi e negoziazioni di significati dell’azione reciproca tra gli attori sociali in essa coinvolti. Il comportamento di un individuo può essere compreso solo nei termini del comportamento del suo gruppo sociale di riferimento. La psicologia sociale, pertanto, studia gli individui in rapporto con altri individui, cioè non presi singolarmente. Mead elabora l’idea dell’Altro Generalizzato, ossia sostiene che il nostro comportamento è orientato, controllato e valutato sulla base delle previsioni delle sue conseguenze rispetto ai gruppi sociali di cui siamo partecipanti.

Kurt Lewin e Salomon Asch ongono l’accento sulle interazioni all’interno del gruppo; Lewin estende il campo d’influenza sul comportamento all’ambiente sociale che diventa spazio mentale dell’individuo; Asch elabora il concetto di “contesto” e di “forza persuasiva“; egli propone la nozione del Campo Reciprocamente Condiviso perché sostiene che la reciproca condivisione dello stesso campo/ gruppo è la precondizione necessaria perché abbia luogo l’interazione  e si possano svolgere azioni comuni; è il sistema delle rappresentazioni condivise.

Serge Moscovici promuove lo studio delle rappresentazioni sociali, centrato sull’idea che gli individui organizzano e strutturano idee, informazioni, valori, pratiche, ecc. in insiemi congruenti che, da un lato, permettono un ancoraggio di fronte a situazioni nuove e impreviste e dall’altro consentono di stabilire una più efficace comunicazione con i propri simili, in quanto tale comunicazione è basata su un comune codice di classificazione ed interpretazione della realtà.

Henri Tajfel elabora la teoria dell’identità sociale; egli afferma che l’individuo ricava una parte consistente dell’immagine di sé dall’immagine che ha dei gruppi ai quali appartiene e dallo stato complessivo dei rapporti fra i gruppi sociali per lui significativi; la sopravvalutazione del proprio gruppo e la sottovalutazione degli altri diventano strategie tendenti a migliorare la propria autostima. Da un punto di vista cognitivo, la costruzione di un’identità sociale condivisa tra i membri di un gruppo è il prodotto del processo di categorizzazione sociale che è alla base della creazione degli stereotipi. Gli stereotipi, infatti, sono generalizzazioni cognitive in base alle quali vengono attribuite caratteristiche identiche a tutti i membri del gruppo, senza tener conto delle loro differenze interne.

Cinzia Malaguti

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