Psicologia: Invidia o gelosia?

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biancaneve

 

 

 

 

 

 

L’invidia e la gelosia vengono spesso confuse, ma sono due sentimenti distinti, con ingredienti e percorsi mentali diversi, anche se, spesso, con confini incerti.

Vi racconto cosa sono l’invidia e la gelosia, di quali ingredienti sono fatte e quali sono le differenze, ma vi racconto anche come fronteggiare la sorella più cattiva, l’invidia.

L’invidia ha quattro ingredienti:

  • il senso di inferiorità, che scaturisce dal confronto svantaggioso con un’altra persona;
  • il senso di impotenza, motivato dalla convinzione di non riuscire a colmare l’inferiorità;
  • il malanimo verso l’avvantaggiato, con lo scopo conseguente di danneggiarlo;
  • il risentimento verso l’avvantaggiato che viene visto quale causa della sua sofferenza.

Il fulcro intorno cui ruotano questi 4 ingredienti è l’inferiorità causata dal confronto con il rivale, in presenza di affinità, per una mancanza che viene percepita personalmente importante per mantenere o potenziare la propria autostima.

La gelosia, invece, parte a “mani piene”, avendo come oggetto non la mancanza di qualcosa, ma la perdita di qualcosa, temuta o già avvenuta, a cui si attribuisce valore, e per la perdita della quale si crede di subire un torto.

Sono caratteristiche distintive della gelosia:

  • desiderio di mantenimento o di recupero di un bene ritenuto prezioso,
  • bisogno del possesso esclusivo del bene prezioso,
  • sospettosità di fronte ad una minaccia di perdita,
  • competizione sul possesso esclusivo del bene,
  • senso di ingiustizia e conseguente risentimento per la convinzione soggettiva di aver subito (o di rischiare di subire) un torto.

I confini tra invidia e gelosia sono, comunque, sottili e sono resi ancora più incerti dai tentativi, spesso inconsapevoli, dell’invidioso di mimetizzare il suo sentimento, considerato socialmente riprovevole e rivelatore di inferiorità e bassezza morale; l’invidioso tenta così di tradurre l’invidia in gelosia, e quindi di nobilitare ed edulcorare il proprio sentimento invocando qualche torto subito.

L’invidia è un’emozione arcaica che nasce dal confronto sociale e non serve né all’invidioso, a cui procura solo malessere, né alla società, perché il timore dell’invidia altrui appiattisce verso il basso l’eccellenza. Gli studi di psicologia sociale affermano che il primo passo per superare l’invidia sia ammetterla, “guardarla in faccia”; l’invidia consapevole è più facile da controllare e, di conseguenza, il desiderio di danneggiare l’altro è più facilmente inibito. Il secondo passo è migliorare la propria autostima, il più efficace antidoto contro l’invidia; per farlo, dobbiamo cambiare il modo e gli scopi con i quali facciamo confronti e le credenze su noi stessi e sugli altri con cui facciamo tali confronti; se operiamo i nostri confronti con lo scopo di migliorare noi stessi, ne ricaviamo occasioni di apprendimento e di crescita, con ovvi vantaggi per l’autostima; dobbiamo pensare di studiare l’altro, per apprendere quali sono le capacità e le risorse che lo rendono superiore e possibilmente per emularlo, ma dobbiamo credere di poter cambiare, cioè avere un’immagine di noi stessi ed un’autostima malleabili. Il confronto con l’altro può avere un potenziale costruttivo e di crescita personale, però solo se il confronto avviene con persone “alla pari”, cioè non troppo superiori a noi o non troppo lontane da noi, perché in questo caso può arrecare o acuire disagio, sconforto, senso di impotenza e invidia.

Cinzia Malaguti

Bibliografia: M. Miceli, L’invidia, Bologna, Il Mulino, 2012

 

 

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