Letteratura – E. Wiesel: Le due facce dell’innocente

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Le due facce dell’innocente è un romanzo di non facile lettura, intriso della malinconia di cuori feriti dall’esperienza, diretta o indiretta, dell’Olocausto. E’ la malinconia delle radici spezzate, della memoria strappata ed è la ricerca di una via per l’essere umano.

Yedi, figlio adottivo di ebrei emigrati negli Stati Uniti, è un giovane giornalista che lavora a New York nella redazione di un giornale, dove si occupa di critica letteraria, ma che si ritroverà ad occuparsi, per tamponare un’assenza, di un caso giudiziario che coinvolge due tedeschi, con i quali si rivelerà avere qualcosa in comune.

Il romanzo fa molto spesso la similitudine tra vita e teatro, dove si vorrebbe che quella vita, quella che ha coinvolto migliaia di ebrei, distruggendone le famiglie e alimentando una memoria collettiva mai sopita, fosse solo una rappresentazione teatrale, tanto doloroso è il ricordo, ma non è così.  La malinconia e la ricerca della verità sono pervasive in questo romanzo del premio Nobel per la pace Elie Wiesel, scrittore statunitense d’origine ebraica.

Wiesel, attraverso il suo personaggio alla ricerca della verità sul senso della vita, ci dice infine che non è il rancore, non è la rabbia, non è la vergogna che rendono giustizia all’essere umano. L’essere umano che vive nel tempo conosce una sola via: vivere nel presente, attingendo a tutte le sue risorse e le sue energie; fare di ogni giorno una fonte di grazia, di ogni ora un’affermazione, di ogni ammiccamento un invito all’amicizia, di ogni sorriso una promessa, finché non è sceso il sipario, tutto resta possibile.

Elie Wiesel è un sopravvissuto ai campi di concentramento di Auschwitz, Buna e Buchenwald e ha ricevuto nel 1986 il premio Nobel per la Pace.

Cinzia Malaguti

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