Letteratura – D. Buzzati: Il segreto del Bosco Vecchio

This post has already been read 7569 times!

Dino Buzzati è un genio della letteratura fantastica. Ho letto Il segreto del Bosco Vecchio e devo dire che mi ha affascinata.

Il segreto del Bosco Vecchio, tra metafore e sottintesi, tra fantasia e realtà, tra logica ed assurdo, tra rigore e bizzarria, è un inno all’infanzia, al desiderio di capire il mistero, l’ignoto, senza pregiudizi. <<A una certa età tutti voi, uomini, cambiate. Non rimane più niente di quello che eravate da piccoli. Diventate irriconoscibili.>> dice il genio Bernardi al colonnello Procoli, proprietario del Bosco Vecchio.

Qualcuno disse che “il segreto della felicità è mantenere vivo il bambino che c’è dentro di noi” ed è proprio questa la morale di questo romanzo incantato di Buzzati, ma per lui il bambino non torna più, ad un certo punto si cambia, si perde l’innocenza e non si è più in grado di ascoltare il fruscio del vento e le voci del bosco, di vedere i colori degli alberi e quelli della sera.

Con Il segreto del Bosco Vecchio entriamo nel regno della fantasia, dell’inverosimile, della favola con la sua morale di fondo, dove gli alberi del Bosco sono abitati da “geni”, custodi degli alberi, che possono assumere le sembianze di uomini e vivere una vita del tutto uguale alla nostra e di venti che parlano.

I protagonisti di questo romanzo di fantasia sono Sebastiano Procolo, il colonnello erede di una parte del Bosco, il nipote dodicenne Benvenuto, erede della parte maggiore, il vento Matteo e il vento Evaristo, il “genio” Bernardi, gli alberi e i suoi “geni”, gli animali del Bosco.

La trama. Alla morte di Antonio Morro, la sua sterminata tenuta boschiva va in eredità al  colonnello Sebastiano Procolo e al suo nipote dodicenne Benvenuto, che vive in collegio e di cui Sebastiano è tutore. Il “genio” Bernardi, una sorta di anziano patriarca della fantastica comunità degli abitanti del Bosco, viene a sapere che ora la selva sarà sistematicamente abbattuta, in vista di un intensivo sfruttamento delle sue ricchezze. Visti gli inutili sforzi di dissuasione, Genio Bernardi, per evitare la strage del suo popolo, decide di ricorrere a Vento Matteo, un vento tanto dannoso da essersi meritato l’esilio in un antro montano, ma arriva prima il colonnello Procolo che lo libera, per farsene strumento d’incondizionata obbedienza contro gli scomodi abitatori del bosco. Per evitare il peggio, cioè di essere abbattuti, Genio Bernardi promette a Procolo che gli forniranno una sistematica quantità di legname, raccogliendo quello che cade o è spezzato e portandolo ai margini del bosco, in cambio della vita loro e delle loro piante. Ben presto Procolo vorrà di più per sé (qui possiamo leggere l’avidità dell’età adulta) e così prenderà di mira la parte di Benvenuto. Un giorno che il ragazzo visita il bosco, gli scaglia contro il vento Matteo, per fortuna senza risultato, ma non lo fa desistere finché il ragazzo si ammala gravemente. A questo punto l’intero bosco si solleva, processa e condanna Propolo, che piomba nel più assoluto isolamento materiale e morale, anche la sua ombra lo abbandona. Dopo aver toccato il fondo desiderando la morte del ragazzo, Procolo si risveglia e comincia a provare affetto per lui al punto da invocare per Benvenuto l’aiuto dei “geni” del bosco (sollevandoli da ogni obbligo e schiavitù). Il vento Matteo, non sapendo del cambiamento d’animo del suo “signore”, in un ultimo tentativo di riscuotere la sua ammirazione, annuncia falsamente a Procolo che Benvenuto è morto sotto una slavina. Non è vero, ma Procolo non lo sa e così, in un’onda di pietà e di vergogna, corre sul luogo della disgrazia, mettendosi a scavare, solo, nella notte. Sarà la sua morte, nell’estremo tentativo di salvare il nipote. Qui si può leggere che l’avidità e la cattiveria ritornano indietro, come un boomerang e sarà con il pentimento e l’affanno del dover rimediare a cattivi pensieri e azioni che Procolo riacquista la sua dignità di uomo.

Anche dai romanzi di fantasia s’impara qualcosa di pratico, qui più precisamente come orientarsi in un bosco, in assenza di una bussola. Nei boschi ci si può orientare per mezzo dei licheni che si sviluppano sul lato settentrionale dei tronchi.

La stesura del romanzo fu terminata nel 1934, in pieno regime fascista, in piena censura e serrato controllo delle pubblicazioni e allora si può capire come la strada letteraria della narrazione fantastica fosse quasi obbligata per poter continuare a raccontare, anche se con il velo delle metafore e l’aspetto della letteratura per l’infanzia.

Cinzia Malaguti

 

www.pdf24.org    Invia l'articolo in formato PDF