La psicologia del desiderio

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In psicoanalisi è centrale il concetto di desiderio perché esso è un fattore perturbatorio dell’identità; il desiderio è l’esperienza umana che tende alla rottura dell’equilibrio , dove c’è desiderio c’è inquietudine.

Il desiderio però ha molte facce ed ognuna di esse perturba un aspetto della nostra identità e muove specifiche emozioni, Jacques Lacan e Massimo Recalcati docent.

Il desiderio invidioso punta a distruggere l’oggetto del desiderio dell’Altro, di cui si sente privato; questo Altro è simile, ma ha di più, questo Altro è idealizzato, ma questo suo essere o avere qualcosa in più è destabilizzante e ci allontana da lui, facendoci assaporare la ferita dell’esclusione, ecco perché il desiderio invidioso punta a distruggere l’oggetto del desiderio dell’Altro.

Il desiderio dell’Altro è invece il desiderio del riconoscimento da parte dell’Altro, del suo ascolto che si esplica nel sentirsi dare la parola; esso non mira a distruggere il desiderio dell’Altro perché si soddisfa nel desiderio dell’Altro di ascoltare, nel segno della sua presenza di desiderio dell’Altro in cui si identifica, nell’esperienza del riconoscimento.

Il desiderio genera angoscia ogni qual volta ci interroghiamo sul desiderio dell’Altro senza possedere una chiave di accesso sicura, quando non è il nostro desiderio che si dirige verso il desiderio dell’Altro, ma è il desiderio dell’Altro che ci investe con le sue incognite.

Il desiderio di niente è quello che ci porta ad una insoddisfazione perpetua, è quello che quando raggiungiamo il desiderio, la sua soddisfazione non è mai come l’abbiamo immaginata perché il suo raggiungimento svuota il desiderio, esso non è più splendente, inducendoci a perseguirne un altro che, a sua volta, non sarà mai come ce lo aspettiamo, perpetuando la ricerca spasmodica in un desiderio di niente; in psicoanalisi esso corrisponde all’esorcizzare la paura della morte, del passare del tempo.

Il desiderio di godere rifiuta ogni limite, preferisce il godimento alla difesa della propria vita, è un desiderio pulsionale acefalo che trova nell’eccesso la sua fonte di piacere, una spinta a godere che non tiene conto della conservazione della vita.

Il desiderio dell’Altrove è l’altra polarità del desiderio, opposta alla dissipazione, alla spinta a godere, al dispendio inutile; il desiderio dell’Altrove è desiderio associato alla preghiera, all’invocazione di un’altra possibilità rispetto a quella offerta dalla semplice presenza dell’esistente, è espressione di critica nei confronti dell’esistente per cercare un’Altra cosa che renda vivibile la vita.

Il desiderio sessuale non risponde alle leggi che governano l’istinto naturale, come si vorrebbe pensare, ma alla moltitudine di sollecitazioni culturali che hanno fabbricato il corpo sessuale; ciascuno gode delle sue fantasie erotiche e la pulsione sessuale che ne scaturisce non è finalizzata né alla riproduzione né alla conservazione della specie, ma alla realizzazione del suo desiderio.

Il desiderio amoroso è l’unione di  un nome a un corpo in modo indissolubile, è il desiderio dell’Altro nella sua unicità, nella sua insostituibilità intera, nella sua soggettività e corporeità fuse.

Il desiderio di morte è il desiderio di fedeltà all’integrità del desiderio stesso, è un desiderio integralista dal sapore etico, ma rivela il rischio che attraversa l’esperienza soggettiva del desiderio, il rischio dello sbandamento, della perdita, della sconfitta, del disastro, della rovina tragica.

Il desiderio dell’analista è il desiderio d’ascolto silenzioso che non vincola le vite che si raccontano ad un modello standard di felicità, ma che le incoraggia sulla via difficile dell’accoglienza della vulnerabilità propria della nostra condizione umana.

Cinzia Malaguti

 

Bibliografia:

M. Recalcati, Ritratti del desiderio, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2012

J. Lacan, Il seminario, Libri V, VII, X, XX, Einaudi, Torino

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