Psicologia: Inter-mente

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Google e Wikipedia stanno cambiando la nostra memoria transattiva ed il senso soggettivo di sé.

Quando una persona di oltre sessant’anni ha bisogno di una informazione, generalmente si rivolge alla propria rete di amici, ognuno esperto di qualche cosa; un ragazzo quando ha bisogno di quella informazione si rivolge a Google. Google è diventato il nostro informatore per eccellenza, basta un clic e rapidamente arriva la risposta, ora assegnata agli algoritmi di Google, anziché alla memoria delle persone.

Internet ha cambiato anche l’utilizzo della nostra memoria visto che, a volte, si fa prima a trovare un’informazione in Rete.

Alcuni esperimenti sono stati eseguiti alla Harvard University per verificare in che misura le persone incorporano Internet in un senso soggettivo del sé ed il risultato è che Google è diventato una sorta di memoria aggiuntiva, una estensione della memoria umana, a tutti gli effetti. In questo studio, dopo aver ideato una scala per valutare la propria capacità di memoria, è stato chiesto ai volontari di rispondere a domande su fatti banali, con o senza l’assistenza di Google e di valutarsi in base a questa scala: l’autostima cognitiva è risultata nettamente maggiore in chi aveva appena usato Internet nella ricerca di risposte. In altri termini, nonostante le risposte siano venute dall’esterno, la propria autostima è migliorata. Per assicurarsi che i volontari non si sentissero più intelligenti solo perché – grazie all’aiuto di Google – erano riusciti a rispondere a più domande, è stato eseguito uno studio analogo, ma in cui a chi non aveva usato il motore di ricerca si diceva (anche se non era vero) che aveva risposto correttamente a quasi tutte le domande. Anche quando i partecipanti in entrambi i gruppi credevano di avere ottenuto gli stessi risultati positivi, chi aveva usato Internet riferiva di sentirsi più intelligente.

Secondo questi risultati, l’aumento dell’autostima cognitiva legato all’uso di Google non deriva solo dal feedback positivo immediato dovuto all’aver risposto correttamente; piuttosto, chi usa Google riceve l’impressione che Internet sia entrata a far parte del suo insieme di strumenti cognitivi, l’Inter-mente.

Questo non è un fatto necessariamente negativo, perché se è vero che la nostra memoria perde l’allenamento, è anche vero che vengono liberate delle risorse che possono essere proficuamente utilizzate, ad esempio possono sviluppare una nuova intelligenza, sviluppare creatività e imprese ambiziose, magari permetterci di creare un mondo migliore.

Cinzia Malaguti

Fonte: Daniel M. Wegner e Adrian F. Ward, Come Google ti cambia il cervello, Scientific American, Le Scienze – febbraio 2014

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