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Dalla ricerca scientifica ci viene l’affermazione che è possibile arginare il desiderio egoistico individuale di maggiore ricchezza e prestigio, oppure incanalarlo in forme di espressione meno dannose per la società.
A questa conclusione sono giunti i ricercatori Wilkinson e Pickett constatando e mettendo insieme alcune scoperte scientifiche sulla nostra psicologia e biologia.
L’essere umano è naturalmente predisposto alla cooperazione e all’empatia in quanto alcune nostre caratteristiche sarebbero state selezionate nel corso dell’evoluzione per consentirci di sopravvivere in una società egualitaria, come era quella dei cacciatori e dei raccoglitori, all’alba della nostra evoluzione.
Le caratteristiche di cui stiamo parlando, supportate da diversi esperimenti il cui dettaglio lo trovate in bibliografia, sono le seguenti:
- il nostro senso di giustizia, presente nei bambini anche molto piccoli: l’ingiustizia provoca in noi un’indignazione tale da spingerci a punire chi la perpetra, anche a costo di sostenere un onere personale;
- la sensazione di essere in debito che proviamo nel ricevere un dono: serve a stimolare la reciprocità e a impedire i comportamenti opportunistici, in modo da favorire l’amicizia;
- la tendenza a provare un sentimento comune di identità e interdipendenza con le persone con cui condividiamo cibo e altre risorse su basi paritarie;
- la presenza dei neuroni specchio che si attivano quando osserviamo qualcuno fare qualcosa come se volessimo riprodurre le medesime azioni; probabilmente questo sistema si è sviluppato per favorire l’apprendimento attraverso l’imitazione, ma per compiere gli stessi gesti di un altro li dobbiamo prima sentire al nostro interno e questa è la base dell’empatia; pensiamo come possiamo essere indotti persino a sobbalzare quando guardiamo un film in cui s’infligge dolore a qualcun altro, in pratica reagiamo al dolore altrui come se lo stessero provocando a noi stessi. L’empatia verso i nostri simili è una predisposizione umana, ma le esperienze della prima infanzia condizionano la misura in cui sviluppiamo e utilizziamo tale capacità (processi “epigenetici”);
- l’ormone ossitocina ha effetti sulla nostra disponibilità a fidarci gli uni degli altri, condizionando i comportamenti di avvicinamento e allontanamento: la somministrazione di ossitocina fa aumentare la propensione alla fiducia e godere della fiducia altrui porta a un aumento dell’ossitocina;
- il senso di cooperazione stimola i centri di gratificazione del cervello, mentre le esperienze di esclusione sociale attivano le stesse aree del cervello che si attivano in occasione di un dolore fisico; il dolore sociale può innescare la violenza quando gli individui si sentono respinti, umiliati o oltraggiati.
Credo che bastino per convincerci che possiamo lottare per una società meno egoista, basata su cooperazione e solidarietà: il tessuto di coltura può essere fertile.
Cinzia Malaguti
Bibliografia:
R. Wilkinson – K. Pickett, La misura dell’anima, perché le diseguaglianze rendono le società più infelici, Feltrinelli, Milano, 2012
M. Sahlins, L’economia dell’età della pietra. Scarsità e abbondanza nelle società primitive, Bompiani, Milano, 1980