Letteratura – J. L. Borges: L’Aleph

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l'aleph

Jorge Luis Borges, nato nel 1899 a Buenos Aires (Argentina), è stato tra i massimi scrittori argentini e mondiali, il suo stile letterario è sorprendente, straordinario, bizzarro. L’Aleph è una delle sue opere più conosciute ed apprezzate.

L’Aleph è una raccolta di brevi racconti, per lo più del genere fantastico, scritto nel 1949. Borges s’ispirò liberamente alla Divina Commedia di Dante Alighieri perché anche lui voleva ideare un’opera che contenesse “tutti” i temi delicati dell’esistenza: il tempo, l’eternità, la morte, la personalità e il suo sdoppiamento, la pazzia, il dolore, il destino.

Fra tutti, il primo “L’immortale” è il più lavorato; la riflessione si sofferma sugli effetti che l’immortalità provoca negli uomini, attraverso la descrizione di una fantasiosa “Città degli Immortali” e di un fiume bevendo alle cui acque si diventa immortali: apatia, disinteresse, infelicità; la morte allora è una conquista della vita e ciò che rimane per la nostra immortalità sono le parole, concetto espresso in una sorta di etica per immortali.

L’Aleph presenta diverse tematiche tipiche di Borges tra cui, oltre all’immortalità, il labirinto e l’idea del tempo infinito.

L’aleph è la prima lettera dell’alfabeto fenicio e la prima lettera dell’alfabeto ebraico e chissà forse il titolo è una metafora dell’idea che la pienezza della vita inizia con la riflessione sui temi delicati che la caratterizzano.

Cinzia Malaguti

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