Spagna: Attacco alla legge sull’aborto

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Tra i diversi tentativi di riportare indietro la storia della conquista dei diritti di civiltà nei paesi occidentali, c’è quello del diritto all’aborto in Spagna che un disegno di legge, promosso dalla ministro della giustizia Alberto Ruiz-Gallardon, vorrebbe limitare, riportando il paese alle condizioni precedenti la legge Zapatero del 2010, troppo avanzata per i conservatori.

Il disegno di legge approvato dal consiglio dei ministri spagnolo non permette l’interruzione di gravidanza neanche in caso di malformazione del feto, limitando questa opzione ai casi in cui tale malformazione costituisca una minaccia mortale o un rischio psicologico per la donna; questo disegno di legge cancella il diritto di abortire liberamente entro la 14° settimana.

Contro questa controriforma del governo Rajoy, sono scese in piazza nei giorni scorsi molte donne e uomini spagnoli per difendere il diritto di scelta di diventare genitori e contro la limitazione dei diritti in genere.

Questo intervento legislativo è contrario alla volontà della maggioranza del popolo spagnolo, stando a quanto afferma il quotidiano El Periodico che ha commissionato un sondaggio dal quale risulta che otto spagnoli su dieci sono contrari alla legge Gallardon e che il 69,1 % degli spagnoli non era necessario cambiare la legge del 2010.

La maggioranza degli spagnoli, donne e uomini, è consapevole – a differenza del loro governo –  che se la legge passerà, le donne ricche andranno ad abortire all’estero, mentre le donne povere correranno il rischio di farlo in clandestinità.

Questa è una battaglia di civiltà perché  tutti  i dati statistici, in tutti i paesi dove esiste una legge avanzata sull’aborto, concordano nell’affermare che gli aborti non sono aumentati a seguito dell’introduzione della sua legalizzazione, ma sicuramente sono diminuite le morti e/o le infezioni a causa di aborti clandestini e in condizioni igienico-sanitarie non adeguate.

Cinzia Malaguti

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