Omeopatia, no grazie!

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La medicina alternativa più diffusa al mondo è l’omeopatia, una pratica formulata verso la fine del XVIII secolo da un medico tedesco, Samuel Hahbemann.

Samuel Hahbemann rimase colpito dalle proprietà della corteccia di China, notando che essa provoca nella persona sana gli stessi disturbi che combatte nella persona malata di malaria; egli elaborò così il principio che “il simile cura il simile”, cioè la sua teoria affermava che ciò che disturba una persona sana, cura una persona malata che abbia gli stessi sintomi che crea nella persona sana.  Formulando il suo principio, Hahnemann sembrò capire che non può curare i pazienti somministrando loro i rimedi in altissime dosi, in quanto diventerebbero tossiche, decide così di diluire, poi ri-diluire, ri-diluire ancora e ancora le sostanze con l’intento, probabilmente, di scioglierle meglio.

In quei tempi (1810) nessuno aveva le idee chiare sui concetti d’atomi e molecole; in seguito fu invece chiaro che una sostanza contiene un numero preciso di molecole, cosicché quando una sostanza viene diluita fino a portarla a 100 parti con acqua (prima diluizione centesimale), da questa se ne prende ancora una parte, si diluisce a 100 (cioè con 99 parti di acqua), ottenendo la seconda centesimale e così via fino alla dodicesima centesimale, si diluisce acqua con acqua. Tanto lavoro di diluizione ed agitazione per ottenere … acqua fresca!

La diluizione e la potenza (che prenderebbe l’acqua agitandola) sono alla base della teoria dell’omeopatia, una teoria bizzarra e mai provata scientificamente, nonostante la ricerca scientifica abbia impiegato mezzi e risorse per studiarla.

Potete fare la prova anche voi stessi, senza essere dei chimici, con qualunque sostanza colorata (visibile); diluitela tante volte nell’acqua, mantenendone sempre la stessa quantità totale acqua / sostanza, e vedrete che della vostra sostanza colorata non rimarrà traccia.

Tutti gli studi scientifici più corretti hanno dimostrato che le basi teoriche dell’omeopatia sono fantasiose e prive di attendibilità; non vi sono prove che funzioni più di un placebo, ossia di una sostanza priva di principio attivo. Non vi sono nemmeno dubbi perché nessuno studio ha mai dimostrato che l’omeopatia possa funzionare come medicina.

La realtà dell’effetto placebo (miglioramento di condizioni di salute assumendo una preparazione priva di principio attivo) è invece tangibile, precisa, misurabile, conosciuta e agisce su tutti (piccoli e grandi, sani e malati): ci si sente meglio perché qualcuno, o qualcosa, si sta occupando di noi, specialmente se siamo in ansia. Ovviamente, se il problema è serio, l’assenza di principio attivo può solo fare aggravare la malattia.

Due casi di cronaca successi in Italiauna ragazza diabetica è deceduta perché le sue dosi d’insulina quotidiane (necessarie per la sua sopravvivenza) erano state sostituite da prodotti erboristici ed omeopatici e un altro bambino è morto per le complicanze di un’influenza curata con prodotti omeopatici.

Alcune persone affermano di casi di guarigione da lievi disturbi dopo l’assunzione di prodotti omeopatici, ma essi sono dovuti ai naturali processi di autoguarigione; una tosse in un bambino guarisce naturalmente in 4-5 giorni, ma un genitore che somministra un rimedio omeopatico, finisce per pensare all’efficacia dell’omeopatia.

Affidarsi all’omeopatia è tempo perso che può aggravare disturbi seri e sono soldi spesi … in acqua fresca.

Cinzia Malaguti

Bibliografia: S. Di Grazia, Salute e bugie, Milano, Chiarelettere, 2014

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