Economia: Liberalizzazione vs regolamentazione

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Liberalizzazione o regolamentazione è l’eterno dilemma nella politica economica, ma anche in questo caso, l’antico proverbio che “la verità sta nel mezzo”, non sbaglia.

Attraverso gli obiettivi che si pongono queste due diverse strategie di politica economica, vi porto a pensare in termini di convivenza tra individuale e collettivo, in nome di un principio etico imprescindibile nelle moderne economie.

La liberalizzazione mira a rimuovere i vincoli e le restrizioni esistenti sui mercati, in modo da creare condizioni favorevoli alla concorrenza e lasciare così che siano le leggi del libero mercato a regolare l’incontro tra domanda ed offerta.

La regolamentazione, invece, prevede interventi pubblici volti a limitare le dinamiche spontanee dei mercati, in un’ottica orientata al perseguimento dell’interesse collettivo. L’intervento dello Stato si rende necessario per i beni pubblici che devono essere accessibili e usufruibili da tutti, non dipendere cioè dalla legge della domanda e dell’offerta, che metterebbe fuori gioco fette più o meno abbondanti della popolazione (acqua, illuminazione pubblica, trasporti locali, ecc.). Il rovescio della medaglia è però una maggiore inefficienza, visto che la spinta verso una maggiore efficienza del sistema produttivo risulta limitata dall’assenza di concorrenza; in questi casi sono le spinte dei cittadini verso le autorità, le loro proteste, quindi la leva del consenso politico, a produrre miglioramenti nell’offerta dei servizi pubblici.

In generale e a livello teorico, possiamo affermare che la liberalizzazione favorisce l’efficienza, come risultato della libertà di scelta e di iniziativa che consente a ciascun operatore di muoversi senza barriere sui mercati; aumenta la concorrenza, stimolando i produttori ad essere più dinamici ed innovativi, i venditori ad organizzarsi meglio e i consumatori a trarre vantaggio delle maggiori possibilità di scelta. Tuttavia, le cose non sono così semplici, perché nella realtà non tutti i produttori in concorrenza tra loro sono sullo stesso piano e non tutti i consumatori compiono scelte razionali a causa di carenze informative o di condizionamenti derivanti dalla pubblicità.

Il risultato è che, alla lunga, il sistema liberistico si rivela instabile e la sua fragilità emerge con forza nei periodi di recessione del ciclo economico. Nei mercati finanziari, ad esempio, l’eccessiva liberalizzazione può tradursi in comportamenti devianti da parte degli operatori che, in periodi di espansione, si sono lasciati prendere da eccessi speculativi che poi hanno dato luogo a crolli improvvisi e ad enormi perdite di valore ai danni degli investitori. La cronaca economica degli ultimi anni ne è prova inconfutabile. In queste condizioni di incertezza sui mercati, gli interventi di regolamentazione diventano indispensabili e prioritari, per soddisfare l’esigenza di stabilità. Non dobbiamo dimenticare che gli interventi di regolamentazione dell’attività economica non sono solo repressivi, anche se questi sono indispensabili per ripristinare condizioni di stabilità, vediamoli: 

  • regolamentazione repressiva: pone una serie di vincoli e di divieti, dimostrandosi più efficace in termini di stabilità, ma più dannosa in termini di efficienza;
  • regolamentazione preventiva: si limita ad indicare una serie di parametri e indicatori di tipo prudenziale, lasciando libera iniziativa e stimolando un’efficienza virtuosa attraverso l’indicazione di ciò che conviene fare per prevenire una crisi.

Anche qui affermo, forte e chiaro, che gli obiettivi di efficienza e di stabilità del sistema economico possono essere raggiunti solo attraverso un equilibrio tra interventi di regolamentazione e liberalizzazione, governato dalla necessità di far convivere obiettivi individuali e obiettivi collettivi, un principio etico imprescindibile nelle moderne economie.

Cinzia Malaguti

 

Bibliografia: P. Alessandrini, G. Bettin, M. Pepe, Viaggio nell’economia, Bologna, Il Mulino, 2013

 

 

 

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